Itinerario Medievale - Rinascimentale
Il Tempio Malatestiano
Sigismondo Pandolfo Malatesta, intorno alla metà del ‘400, trasformò profondamente l’edificio preesistente nelle solenni forme progettate da Leon Battista Alberti che ne fanno un capolavoro del Rinascimento. All’interno si può ammirare il Crocifisso di Giotto. Matteo de' Pasti e Agostino di Duccio operarono con una sensibilità quasi pittorica al rivestimento marmoreo delle sei cappelle laterali. E’ di Piero della Francesca l'affresco con il principe inginocchiato davanti a San Sigismondo che si trova nell'ultima cappella di destra.
La Chiesa di Sant’Agostino
La Chiesa di Sant’Agostino è per dimensioni e per tesori d’arte custoditi, una delle più importanti della città. L’interno della chiesa conserva nell’abside e nella cappella del campanile le migliori testimonianze della scuola pittorica riminese del ‘300, che ha segnato un capitolo fondamentale della storia dell'arte. L’esterno della chiesa rivela l’originario impianto gotico.
Castel Sismondo o Rocca Malatestiana
Residenza-fortezza (1437) di Sigismondo Pandolfo Malatesta cui lavorò anche Filippo Brunelleschi. Oggi resta il nucleo centrale della costruzione originaria, che vediamo rappresentata nelle medaglie di Sigismondo e nell'affresco di Piero della Francesca nel Tempio malatestiano. Il portale d'ingresso è tuttora sormontato da un'iscrizione e dallo stemma con l'elefante, la rosa e la scacchiera, simboli dei Malatesta. Da poco si sono conclusi i lavori di recupero del perimetro dell’antico fossato e della cinta muraria e di riqualificazione della piazza che si affaccia sul castello che porta il suo nome.
Piazza Cavour, Palazzo dell’Arengo e del Podestà, Fontana della Pigna
Piazza Cavour sin dal Medioevo assunse un ruolo primario. Sulla piazza si affacciano tre palazzi, il più antico è il palazzo dell'Arengo, costruito nel 1204: sotto l’ampio portico si amministrava la giustizia, nell'immensa sala al primo piano, con finestre a polifora, si riuniva l’Assemblea del Comune. Nel XIV secolo fu eretta al suo fianco la residenza per il Podestà. L'ingresso, sul lato corto, era sottolineato dall’arco con i simboli dei nuovi Signori, i Malatesta. Alla fine del 1500 iniziarono i lavori per l’edificio noto come palazzo Garampi, ora Residenza comunale. Elemento aggregante è la fontana: delle forme medievali rimane l'immagine riprodotta nel bassorilievo di Agostino di Duccio nel Tempio malatestiano. Al suo passaggio a Rimini, nel 1502, Leonardo da Vinci si incantò all'armonia delle diverse cadute d'acqua. Dalla piazza si entra nella pescheria settecentesca, uno degli angoli più caratteristici della città e punto di ritrovo della ‘movida’ riminese.
Museo della Città
Il Museo, ospitato nel settecentesco collegio dei Gesuiti, racconta la storia di Rimini. Dai ciottoli scheggiati dall’uomo 1 milione di anni fa per attraversare, nella Sezione archeologica, tutte le tappe della civiltà fino all’epoca romana e alle soglie del medioevo. Vi sono esposti mosaici, anfore e laterizi, l’eccezionale corredo di strumenti chirurgici e lo splendido quadro in vetro dalla domus del chirurgo, insieme a oggetti di uso quotidiano. La Sezione medievale e moderna raccoglie opere provenienti dagli edifici religiosi soppressi fra Settecento e Ottocento o colpiti dalla furia di guerre e terremoti. Testimone della storia artistica locale dal Mille agli inizi del Novecento, il Museo regala l’emozione di scoprire la Rimini malatestiana attraverso i dipinti della Scuola riminese del Trecento, la Pietà di Giovanni Bellini, le opere di Agostino di Duccio e del Ghirlandaio, e di lasciarsi affascinare dalla pittura del Seicento nelle tele di Cagnacci, del Centino e del Guercino.
San Fortunato
Del 1418 è la chiesa di San Fortunato, sul colle di Covignano, che col nome di Santa Maria in Scolca fu una ricca abbazia dei Benedettini Olivetani, costruita sui ruderi di un castello donato ai monaci di San Paolo eremita da Carlo Malatesta. Rappresenta uno dei luoghi ecclesiali, storico-artistici più importanti per la storia della città. L'età d'oro di Scolca fu il Cinquecento: a partire dagli affreschi, ancora ben visibili, di Benedetto Coda. Nel 1547 salì a Scolca Giorgio Vasari per farsi ridurre in bella copia il manoscritto delle celebri Vite. Qui il Vasari eseguì la splendida tavola con l'Adorazione dei Magi.