I ghiacciai italiani in crisi
Un viaggio attraverso le Alpi per raccontare gli effetti dei cambiamenti climatici
Oggi le nostre secolari riserve, fondamentali per gli equilibri degli ecosistemi e fonte di meraviglia e i turismo per i visitatori dell'arco alpino, sono sempre più piccoli, neri (è il fenomeno del black carbon), ricchi di microplastiche inquinanti, coperti di detriti e assottigliati per spessore.
Un viaggio attraverso le Alpi per raccontare gli effetti dei cambiamenti climatici e promuovere la tutela della montagna di alta quota
Ghiacciaio del Miage
È situato in Val Veny, in Val d'Aosta, sul versante meridionale del Massiccio del Monte Bianco. Si estende su una superficie di 11 km2 e raggiunge i 4810 metri. Dagli anni Novanta a oggi è sprofondato di circa 30 metri nel suo settore frontale: quasi un metro all’anno. Dall’anno scorso, la mancanza di sostegno dalla massa glaciale ha causato l’apertura di una grossa trincea e l’abbassamento del lato interno di oltre sei metri. Inoltre, la falesia di ghiaccio che un tempo incombeva sul Lago del Miage è arretrata di 10 metri circa e la conca del lago, ora vuota, si approfondisce e si sposta verso valle. Rispetto all’inizio del secolo scorso, la copertura detritica del Ghiacciaio Miage ne ha cambiato le caratteristiche della superficie, facendolo classificare da bianco a nero e l’instabilità delle morene laterali data dalla mancanza di sostegno della massa glaciale ha causato l’abbassamento della copertura di oltre 6 metri e l’apertura di una grossa trincea nella morena.
Ghiacciaio di Indren
Si trova sul versante aostano mentre gli altri quattro (Bors, Locce, Piode e Sesia-Vigne) su quello valsesiano. La sua esposizione verso sud-ovest ha determinato una grande variabilità della fronte. Attualmente le due creste che lo delimitano lungo le pendici della Piramide Vincent dimostrano di soffrire del riscaldamento climatico con effetti di rapida deglaciazione e destabilizzazione gravitativa. Le recenti osservazioni, basate anche sul confronto fotografico con il periodo 1915-2012 hanno dimostrato il costante regresso con una forte accelerazione negli ultimi decenni.
Ghiacciaio di Bors
Si trova sul versante sud del Monte Rosa, in territorio piemontese. Insieme al ghiacciaio Indren risulta in forte sofferenza, con una buona porzione di ghiaccio già esposto, ovvero privo della copertura nevosa invernale che lo protegge dalla fusione. L’esposizione a Sud non favorisce la conservazione della massa glaciale in un periodo di riscaldamento climatico e la continua apertura di numerose finestre rocciose contribuisce ulteriormente ad accelerare la degradazione, in particolare il costante regresso frontale in atto da decenni. Le recenti osservazioni sul ghiacciaio hanno confermato un consistente aumento degli affioramenti rocciosi a quote elevate (3650 m circa) fino alla zona di accumulo, ovvero la zona dove la neve dovrebbe conservarsi tutto l’anno, trasformarsi in ghiaccio e così alimentare il ghiacciaio.
Ghiacciaio delle Locce
È uno dei ghiacciai del gruppo del Monte Rosa. Nel corso degli ultimi 40 anni, con impressionante accelerazione a partire dal Duemila, tutto il bacino sotteso dal Lago delle Locce ha subìto radicali trasformazioni dovute agli effetti del riscaldamento globale, con importanti implicazioni morfologiche e glaciologiche. A cominciare dalla contrazione del Ghiacciaio Settentrionale delle Locce, che non spinge più la sua fronte nel lago perdendo contemporaneamente il ruolo di principale tributario del Ghiacciaio del Belvedere. A testimoniare la scarsa quantità di ghiaccio ormai rimasta è anche la modesta quantità di acque del torrente proglaciale, se confrontato con quelli provenienti dai ghiacciai Piode e Sesia-Vigne.
Ghiacciaio delle Piode
È il più esteso dei ghiacciai valsesiani sul versante meridionale del Monte Rosa, nel comune di Alagna Valsesia. Si divide nella parte frontale in due distinte colate che appaiono sempre più appiattite e annerite dal detrito. Nel 2013 una delle due colate si è separata dalla massa centrale diventando una porzione di ghiaccio morto che poi si è disintegrato.
Ghiacciaio della Sesia
Il ghiacciaio della Sesia è situato sul versante meridionale del Monte Rosa, in territorio valsesiano, nel comune di Alagna Valsesia. Esistono due bacini di accumulo coalescenti, identificati come Sesia-Vigne, che verso il basso formano a loro volta altre due colate che si ricongiungono frontalmente. Nel settore frontale sono state osservate le maggiori criticità per la sopravvivenza della massa glaciale. La seraccata comune del ghiacciaio Sesia-Vigne ha da sempre determinato problemi per i rilevatori e tuttora ha evidenziato un regresso lineare della fronte superiore ai 20 metri annui, anche se talvolta mascherato da accumuli nevosi.
Ghiacciaio dei Forni
Il ghiacciaio dei Forni era il più grande ghiacciaio vallivo italiano, localizzato nel gruppo Ortles-Cevedale in alta Valtellina, nel settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio. Dopo un’agonia durata trent’anni, i tre bacini innevati che da Punta San Matteo al Palon de la Mare, nel massiccio dell’Ortles-Cevedale, confluivano in un’unica colata di ghiaccio, gettandosi fino a riempire la valle dei Forni, si sono frantumati dando vita a tre ghiacciai. Da allora la superficie del ghiacciaio si è quasi dimezzata e la sua fronte si è ritirata di tre chilometri.
Ghiacciaio della Sforzellina
È un piccolo ghiacciaio montano situato in alta Valtellina (valle di Gavia) poco a nord del passo del Gavia, che collega la Valtellina con la val Camonica. È localizzato nel Gruppo Ortles-Cevedale, nel settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, e come il ghiacciaio dei Forni è in grave sofferenza. I recenti rilevamenti hanno registrato una perdita di spessore di circa un metro l’anno e un ingente ritiro di 500 metri tra il 1925 e il 2020 (5 metri all’anno)
Ghiacciaio della Marmolada
È un ghiacciaio vallivo che scende nel versante settentrionale della Marmolada, la montagna più alta delle Dolomiti, collocato nella provincia di Trento al confine con la provincia di Belluno. Tra il 1905 e il 2010 ha perso più dell’85% del suo volume: lo spessore della sua fronte è passata da 50 a pochi metri e potrebbe scomparire già nei prossimi 20-30 anni.
Giacciaio della Fradusta
Si sviluppa lungo il versante nord della Cima la Fradusta (2939 m), che rappresenta il punto più elevato della serie di creste rocciose che formano il perimetro meridionale dell’Altopiano delle Pale di San Martino. Alla fine dell’Ottocento il ghiacciaio si estendeva sull’altopiano su di un’area superiore ai 150 ettari, mentre ora la superficie si è ridotta a circa tre ettari (95%). I dati a disposizione indicano che sino agli anni Novanta del secolo scorso si poteva ben distinguere un’unica massa di ghiaccio fino alla fronte, a quota circa 2650 m, tuttavia negli anni successivi le significative variazioni di spessore hanno portato a una frammentazione della massa con la formazione di due porzioni distinte e visibili.
Ghiacciaio del Montasio
È il più basso dei ghiacciai dell’arco alpino. Il ghiacciaio Occidentale del Montasio ha perso 34 metri di spessore rispetto agli anni 80’, circa un metro l’anno. Ma è considerato un bell'esempio di resilienza rispetto agli altri ghiacciai alpini in crisi: tra il 2006 e il 2019 il bilancio complessivo è meno negativo grazie alle pareti dello Jôf di Montasio che lo proteggono e alimentano.
Ghiacciaio del Gran Paradiso
I ghiacciai del massiccio del Gran Paradiso, in Val d'Aosta, si estendono diversi ghiacciai. Si tratta di ghiacciai perenni, tra i 3000 e i 4000 metri di altitudine, ma relativamente recenti, che si sono formati durante la “piccola glaciazione” del secolo XVII. I glaciologi hanno registrato un regresso di ben 335 m in un anno della fronte del Ghiacciaio del Gran Paradiso: qui il ghiaccio si è assottigliato al punto di far emergere il substrato, isolando a monte la fronte attiva. Nel 2018 è stato rilevato un arretramento medio di 22 metri tra i 57 ghiacciai controllati del massiccio, il più consistente è stato registrato nel ghiacciaio del Grand Etret, in Valsavarenche, che ha perso 130 metri rispetto alle rilevazioni effettuate l'anno precedente.
fonte: Legambiente (Carovana dei Ghiacciai 2020) e Comitato Glaciologico Italiano (CGI)