Le Compagnie di Navigazione di Ravenna


Lo scalo di Ravenna agli inizi del XX secolo

Una delle prime industrie della Ravenna post-unitaria era la vetreria "Morgantini & Bernardini", sorta nel 1868. L'approvvigionamento dei materiali di lavorazione, provenienti da località quali Venezia, l'Istria e la Sicilia, veniva assicurato dai viaggi settimanali di navigli che assicurarono un traffico marittimo di tutto rispetto per il porto di Ravenna.

Le merci che arrivavano a Porto Corsini potevano poi essere trasportate anche altrove grazie alla ferrovia. Le esportazioni verso Trieste, d'altro canto, determinarono un incremento dell'attività portuale ravennate, soprattutto grazie a bastimenti come il il "Città di Venezia", appartenente Lloyd Austriaco, che ormeggiò alla darsena nel 1847.

In seguito fecero la loro comparsa anche diverse compagnie locali, tra le quali la Forlì e Bellenghi, attiva dal 1878, che disponeva dei vapori Giuseppina e Pierino, e che subentrò al Lloyd Austriaco.

I piroscafi della compagnia Bellenghi garantivano le tratte verso i porti asburgici fino al 1900, quando la società si sciolse e si formò la Sansone Forlì, che disponeva del piroscafo Ravenna.

Nel 1914 la Sansone Forlì fu acquistata dai fratelli Cagnoni, proprietari del piroscafo Candiano, che fondarono la Società Romagnola di Navigazione P. Cagnoni & C.

Agli inizi del novecento lo sviluppo industriale di Ravenna determinò la comparsa di diverse altre compagnie di navigazione, tra le quali l'Agenzia marittima Raffaele Turchi, la Ditta G. Carnevali e C., e la Ditta Fratelli Rivalta.

Nel 1910 tuttavia, lo scalo di Ravenna venne coinvolto in una crisi industriale e commerciale globale, mentre i porti di Venezia e Ancona poterono godere di un periodo di sviluppo a detrimento della città romagnola. Il 1911 venne inoltre segnato dal tragico naufragio del piroscafo Romagna al largo delle coste istriane.


La Compagnia di Navigazione Ravennate

Nei decenni successivi alcuni imprenditori ravennati cominciarono ad impegnarsi nella navigazione commerciale. All'epoca questa era caratterizzata soprattutto da traffico di piccolo cabotaggio, mentre il porto, limitato alla darsena, poteva accogliere navi di dimensioni relativamente ridotte.

Nel 1929 Ettore Mazzotti ed il socio Ugo Vespignani adeguarono la forma dell'impresa, trasformando la società di tipo personale in società di capitali; nasceva così la Compagnia di Navigazione Ravennate, che disponeva ai sui inizi di solo quattro piroscafi: il Padenna, il Reno, il Triton Maris e il Rubicone.

Alla fine degli anni Trenta venne avviato un progetto di realizzazione di quattro pescherecci e di un fabbricato a Porto Corsini per gli alloggi dei pescatori, ma con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale poté essere realizzato solo un peschereccio, che sarebbe rimasto in servizio fino agli anni Cinquanta.


L'impatto del conflitto e il dopoguerra

Il piroscafo Padenna affondò al largo di Tobruk durante la guerra, colpito da un siluro, mentre il Reno affondò al largo di Ancona a causa di una mina.

Il Triton Maris venne requisito dalla Marina degli Stati Uniti e trasformato, in un cantiere di Napoli, in una stazione radio in seguito inviata nel Pacifico con funzioni propagandistiche. Alla fine del conflitto fu riconsegnato alla società nel porto di San Francisco, da dove poi ritornò a Ravenna per la riconversione in nave da carico.

Il Rubicone venne requisito a sua volta e adibito a trasporti militari, ma venne colpito da una mina e inviato per le riparazioni a Taranto. Fu restituito infine alla società proprietaria continuò a essere impiegato fino alla sua demolizione, avvenuta a fine anni Cinquanta.

Il Lamone venne acquistato nel 1950 e adibito al traffico mediterraneo di cereali, tavolame da costruzione e cemento, il cui traffico era molto intenso nel periodo del dopoguerra, e in particolare con i porti del Mar Nero.

L'attività armatoriale locale venne abbandonata nel corso degli anni settanta, con la crisi petrolifera. In quel periodo erano in crescita le società di bandiera-ombra, rifugio quasi obbligato per gli armatori italiani in competizione per i traffici internazionali con flotte non regolamentate allo stesso modo dalla burocrazia.

Bibliografia

AA.VV 2001, Il Porto di Ravenna, in Il Romagnolo (a cura di), Ravenna, pp. 38- 53