I quartieri operai
Le periferie operaie ravennati, luoghi di rigenerazione e cultura
Le periferie operaie ravennati, luoghi di rigenerazione e cultura
Le vie Gulli, Trieste e Lanciani del quartiere Darsena, hanno una complessa storia sociale e operaia. L'estensione del nucleo abitativo nel quartiere risale al 1949 quando il Ministro del Lavoro Amintore Fanfani emana la Legge 43 con cui approva il «Progetto di legge per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori».
Il Piano Incremento Occupazione Operaia Case per Lavoratori, anche chiamato piano Fanfani, vede l'edilizia come promotrice della ripresa del Paese per rispondere alla elevata domanda abitativa del dopo guerra e creare nuovi posti di lavoro impiegati nella costruzione dei quartieri.
Fondo Riccardo Ricci, Biblioteca Classense, Ravenna.
Il quartiere Darsena di Ravenna, nato tra il Canale Candiano e le vie Trieste, Gulli e Lanciani, rappresenta un’esperienza tipica dell’edilizia del Piano INA-Casa. Il quartiere nasce come nucleo autosuffieciente e distante dal resto del tessuto urbanistico.
Pur sorgendo sulla via di collegamento al mare, il quartiere rimane sempre isolato rispetto al resto della città.
La vicinanza a numerose fabbriche ha fatto sì che la maggioranza degli abitanti siano operai e impiegati in queste industrie.
I numerosi giovani che abitano il quartiere spesso provengono da famiglie trasferitesi dal Meridione per lavoro. La mancanza di luoghi di aggregazione nel quartiere e un contesto cittadino non molto accogliente contribuiscono al graduale isolamento di queste famiglie, portando i giovani ad adottare uno stile di vita di strada.
Chiesa di San Pier Damiano, Quartiere Gulli, fondo Mazzotti, Biblioteca Classense, Ravenna.
Dagli anni '90 ad oggi il quartiere è profondamente cambiato. L'immigrazione è passata da un andamento nazionale da Sud a Nord a una portata internazionale, le cui provenienze sono numerose e prevalentemente dal Nord Africa e Est Europa. Questo forte cambiamento lo ha trasformato in uno spazio cittadino nel quale convivono numerose culture diverse. La sfida che il Comune di Ravenna nell'ultimo decennio si è trovato ad affrontare è quella di trasformare il quartiere da un contesto multiculturale a un contesto interculturale nel quale poter valorizzare la convivenza di culture tanto diverse.
Il quartiere proprio per la sua origine recente e per le numerose sfumature che lo caratterizzano è luogo di numerosi progetti promossi dal Comune di Ravenna. Tra questi, spicca l'attività di riqualificazione attiva da alcuni anni su tutto il quartiere che promuove la creazione di opere di street art . Il cuore di queste azioni è la Cittadella della Street art situata proprio in via Gulli nella quale diversi street artist di fama internazionale hanno contribuito alla rigenerazione della zona con una propria opera.
Cittadella della Street art, via Gulli, Ravenna.
Geograficamente distante dal contesto della Darsena, ma con numerose similarità al quartiere Darsena, un altro quartiere operaio è il Villaggio Anic di Ravenna. Il villaggio viene fondato dopo l'insediamento della raffineria di gomma sintetica e fertilizzanti dell' Anic nei pressi di Ravenna nel 1954, è destinato ai numerosi operai provenienti da tutta Italia che vi lavorano. L’insediamento viene completato nel 1964 a nord-est della città, rendendo disponibili alloggi per 2000 abitanti con scuola materna, elementare, alcuni negozi e un bar.
L'isolamento del quartiere dal resto del tessuto urbano come nel Quartiere Darsena ha portato a una separazione tra il nucleo Anic e Ravenna.
Questo aspetto viene raccontato nella graphic novel Morti di Sonno di Davide Reviati. Le tavole di Reviati raccontano l'isolamento degli abitanti del villaggio, la difficile convivenza tra ravennati e operai da tutta Italia causata dalle forti differenze culturali. I numerosi dialetti di diverse provenienze e la totale autosufficienza del villaggio non hanno aiutato l' integrazione tra villaggio e città.
Davide Reviati, Morti di Sonno, Coconino Press, 2009.