Piccoli Schiavi Invisibili 2023

Dentro lo sfruttamento: un indagine sui figli dei braccianti a Latina e Ragusa

La tratta e il grave sfruttamento di persone, di cui sono vittime sia adulti che minori, sono fenomeni che interessano tutti i Paesi, inclusa l’Italia. Per mettere in luce e denunciare le situazioni di tratta e sfruttamento in cui i minori sono o potrebbero essere coinvolti, ogni anno Save the Children Italia pubblica il Rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, giunto quest’anno alla sua 13° edizione. Oltre a fornire una panoramica dei recenti sviluppi relativi alla tratta e allo sfruttamento, a livello nazionale e internazionale, il Rapporto dedica un approfondimento alle condizioni drammatiche di vita in cui si trovano i minori e le loro famiglie vittime dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nelle province di Latina e Ragusa, per mettere in luce il nesso nocivo tra tratta, grave sfruttamento e infanzia negata.

Vittime di tratta

Le vittime di tratta e sfruttamento sono spesso invisibili, a causa della marginalizzazione estrema in cui vengono costrette dalle reti criminali o da singoli trafficanti e sfruttatori e, di conseguenza, bisogna guardare ai dati descrittivi del fenomeno con la consapevolezza che questi raccontano una realtà del tutto parziale.

Il contesto globale

Secondo quanto riporta il  Global Report on Trafficking in Persons  dell’UNODC, nel 2020 sono state identificate 53.800 vittime di tratta a livello globale, portando così il totale delle vittime identificate tra il 2017 e il 2020 a circa 190.000. Per la prima volta negli ultimi 20 anni, il numero di vittime di tratta identificate nel 2020 è diminuito (dell’11%), come diretta conseguenza delle limitazioni imposte dalla pandemia. E sono diminuite (del 27%) le condanne per tratta. Queste riduzioni, però, potrebbero essere dovute sia all’aumento di forme di tratta più difficilmente riconoscibili che alla crescente difficoltà di individuare e identificare le vittime, e quindi non vanno necessariamente considerate positivamente.

La maggior parte delle persone diventate vittime di tratta per motivi bellici provengono dall’Africa sub-sahariana (73%) e della regione del Medio Oriente e Nord Africa (11%).

A soffrire maggiormente per mano dei trafficanti sono donne e bambini, le prime tre volte più degli uomini, i secondi due volte più degli adulti.

Nel 2020, donne e adolescenti rappresentano il 60% del numero totale delle vittime identificate, gli uomini adulti il 23% e bambini e adolescenti il 17%. (Fonte: Rapporto UNODC 2022)

La maggior parte dei minori (il 46%) entra nel circuito della tratta tra i 15 e i 17, e un minore su 5 vi entra nella fascia compresa tra gli 0 e gli 8 anni

La maggior parte dei minori vittime di tratta per sfruttamento del lavoro viene sfruttata per accattonaggio o per lavoro domestico, il 9% viene impiegato nel settore alberghiero e l’8% in attività illegali

In Europa orientale ed Asia centrale, è aumentato del 41% il numero di vittime uomini identificati e diminuite del 24% le donne identificate. In Europa sud-occidentale, il numero di vittime uomini identificate è cresciuto del 22% e quello delle vittime donne del 4%. (Fonte: Rapporto UNODC 2022)

Il contesto europeo

Nel 2021, nell’UE, sono state registrate 7.155 vittime di tratta, il 10% in più rispetto all’anno precedente; nel 68% dei casi si tratta di donne o ragazze. Quasi il 44% delle vittime di tratta aveva la cittadinanza del Paese in cui sono state identificate, circa il 16% proveniva da altri Paesi europei e il restante 40% da Paesi non europei.

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Nel biennio precedente (2019-2020) il numero di vittime registrate è stato pari a 14.311; di queste il 23% erano minorenni, di cui la metà destinata allo sfruttamento sessuale.

Il contesto italiano

In base ai dati UNODC, in Italia, nel 2021 sono state individuate 757 vittime di tratta, di cui oltre la metà (il 53%) di sesso femminile. I minori rappresentano circa il 35% (96 bambini e 168 bambine). Sul totale, 431 sono state le vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, 204 per sfruttamento di manodopera e 122 per altre finalità.

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Altri dati provengono dal Numero Verde Anti-tratta 800 290 che si occupa di fornire informazioni sulla normativa vigente in merito alla tratta, ricevere richieste di aiuto e/o segnalazioni a livello nazionale e fornire consulenza a coloro che si confrontano con potenziali vittime di tratta e abusi, oltre che sensibilizzare la collettività sul fenomeno della tratta. In base a questi dati, nel 2022, 2.517 persone sono state valutate come possibili vittime di tratta e sfruttamento dai 21 Progetti Antitratta operativi sul territorio nazionale. Tra tutte le persone valutate, quelle di sesso femminile sono il 64%, quelle di sesso maschile il 33% e quelle transessuali il 3%, mentre almeno 101 sono ragazze e ragazzi minori. Nello stesso anno, le nuove prese in carico da parte dei Progetti Antitratta sono state 850

Delle 850 nuove prese in carico, 501 sono persone di sesso femminile, 300 di sesso maschile e 49 persone transessuali. Tra queste nuove prese in carico, 14 erano minori al momento dell’avvio del percorso. Tra le Regioni che prendono in carico più vittime di tratta e grave sfruttamento troviamo il Piemonte, l’Emilia-Romagna, la Sicilia, la Campania, il Veneto, la Lombardia, e la Puglia.

Le nazionalità prevalenti delle vittime emerse e prese in carico sono: Nigeria (46,7%), Pakistan (8,5%), Marocco (6,8%), Bangladesh (4,7%), Brasile (4,5%), Costa d’Avorio (3,3%) e Senegal (2,6%).

Dentro lo sfruttamento: il caso di Latina

Nel viaggio in questa provincia, l’osservazione condotta sul campo si è concentrata tra Latina, Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgno Montenero. Nella provincia di Latina ci sono circa 20.000 operai agricoli censiti/regolari, di cui 13.000 di origine straniera e i restanti 7.000 circa di origine italiana. A livello regionale i braccianti di origine indiana rappresentano la maggioranza degli stranieri (9.500 circa), seguiti da quelli provenienti dalla Romania (5.422) e dal Bangladesh (1.040). Poi ci sono i braccianti irregolari, un fenomeno presente e diffuso ma molto difficile da stimare in termini numerici.

Non si può non partire da questi dati, perché per raccontare la vita dei figli è necessario conoscere i genitori. Dopo aver constatato che la maggioranza della popolazione agricola delle zone visitate è di origine indiana, precisamente del Punjab, abbiamo stretto il cerchio dell’osservazione su questa comunità, giunta ormai alla terza generazione.

I minori incontrati, a 9/10 anni sono spesso già adulti; al di fuori dell’orario scolastico trascorrono molte ore da soli. Crescono fratelli e sorelle più piccoli. Il livello di scolarizzazione è diffuso, almeno fino ai 16 anni. Molti di loro non fanno sport, né altre attività ricreative. Ci sono stati segnalati anche alcuni casi limite: bambini di 6/7 anni con depressione diagnosticata dal pediatra o con difficoltà a gestire la rabbia, a causa della situazione familiare disagiata.

Quando ho fame mi cucino da solo, non c’è nessun altro che può farlo per me. Mamma e papà si alzano alle 4 del mattino per andare a lavorare in una fabbrica fuori Pontinia. Tornano per pranzo (a volte), io sono a scuola, non ci vediamo. Loro poi escono per tornare al lavoro, io torno, mangio, lavo i piatti, faccio i compiti. La sera rientrano non prima di mezzanotte. Io sto già dormendo.  (N. 10 anni)

Rabbia e disagio psicologico hanno molto a che fare con lo sfruttamento dei genitori, ma le denunce sono pochissime: i braccianti sono soggetti fragili, come i loro figli, spesso non conoscono né l’italiano né il nostro sistema legislativo, non hanno la consapevolezza di avere dei diritti. A catena, anche i figli non elaborano sin da piccoli il concetto di “diritto”, crescono avendo come modello quello genitoriale e sono quindi candidati a loro volta a essere gli “sfruttati” del futuro.

Il 18 aprile 2016 è stata una giornata clou per questa provincia agricola: si era raggiunto il punto limite, la paga oraria era di 2,50 euro l’ora e non consentiva la sopravvivenza. A Latina, nella piazza della Prefettura (Piazza della libertà) hanno manifestato per la prima volta 4.000 braccianti indiani. Quella manifestazione è servita sia alla popolazione locale per rendersi conto dell’esistenza di questa comunità che alla comunità stessa per prendere coscienza dei loro diritti. Il fenomeno dello sfruttamento però nell’agro pontino resta una piaga. Forse anche perché è molto poco visibile. Qui tutta la coltivazione avviene in serra. Chilometri e chilometri di serre, con all’interno anche i magazzini, dove si lavora giorno e notte. Gran parte delle aziende sono a gestione familiare, recintate. Stabilire un contatto con i braccianti è molto complesso. (Laura Hardeep Kaur, FLAI CIGL)

Le grandi aziende operano sostanzialmente in un regime di parziale e apparente regolarità. Non dobbiamo parlare di caporalato ma di padronato: è vero che il reclutamento della manodopera è appannaggio dei caporali indiani, ma le condizioni di lavoro e retributive all’interno dell’azienda sono decise dal padrone. Il padrone, come è chiamato dai braccianti, non agisce da solo, ma dentro un network di persone che fanno i suoi interessi. Parlo di commercialisti, avvocati, chimici, periti, che costruiscono una cornice di pseudo regolarità che consente ai datori di lavoro di sottopagare la manodopera senza incorrere in sanzioni penali e amministrative. (Marco Omizzolo, giornalista)

Le ferite di questi minori, la cui infanzia viene di fatto negata, dovrebbero essere curate nella scuola, ma le scuole di quest’aria si trovano in condizioni di forte difficoltà, legate alla complessità di gestione di classi in cui spesso la maggioranza degli studenti è di origine straniera e non parla l’italiano e alla scarsità di servizi di mediazione culturale e linguistica.

L’anno scorso una scuola dell’infanzia e la primaria di Borgo San Donato, proprio adiacente a Bella Farnia, ci hanno chiesto di potenziare la mediazione linguistica. In ogni classe ci sono circa 7 bambini indiani e per l’anno accademico 2023-2024 ci saranno classi in cui i bimbi stranieri saranno presumibilmente il 90% del totale. Le maestre trovano grande difficoltà nella gestione di questi bambini, non riescono a interagire a causa della barriera linguistica. Il Comune ha concesso 9 ore in più di mediazione culturale e linguistica, ma non sono sufficienti. È uno shock, soprattutto per i bimbi, ma anche per le maestre, è difficile capire quando stanno male, hanno mal di pancia, sete, fame, paura. (Ninfea Cooperativa Sociale)

 Dentro lo sfruttamento: il caso di Ragusa

La fascia trasformata, nella provincia di Ragusa, si estende per 80 km di costa dove si trovano 5.200 aziende agricole, 28.274 lavoratori e lavoratrici di cui poco più di 15.000 italiani/e e 12.653 stranieri/e. Poi ci sono gli irregolari, ma nessuno sa precisamente quanti siano. Anche gli irregolari sbarcano il lunario lavorando in campagna, più sfruttati degli sfruttati perché senza permesso di soggiorno.

Come per la provincia di Latina, lo sfruttamento lavorativo che schiaccia i genitori ha conseguenze devastanti anche sui loro figli. C’è un dato anche peggiore qui rispetto a Latina, le evidenze di lavoro minorile sono maggiori, e a raccontarlo sono stati gli stessi minori. Si tratta di un dato allarmante, che non arriva alle istituzioni competenti. I pochi casi che emergono fanno seguito a attività ispettive, portate avanti dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, perché di ispettori civili ce n’è uno solo per tutto il ragusano.

Raccolgo le melanzane e pompiamo i fiori, cioè, spruzziamo il veleno, senza mascherina.

A volte lavoriamo anche tutta la giornata, se non andiamo a scuola. A volte abbiamo questo problema, che non possiamo andare a scuola perché dobbiamo lavorare per forza.

Lo sfruttamento è andato via via a fare leva sui bisogni immediati e sul disagio delle fasce più vulnerabili del territorio: la comunità nordafricana, poi gli europei dell’est, infine i migranti centrafricani, in una spirale di progressivo impoverimento delle condizioni lavorative e violazione dei diritti.

A parte la presenza straniera, il territorio fra Marina di Acate e Scoglitti è un luogo sostanzialmente disabitato. Solo a luglio e agosto viene usato come meta di villeggiatura dalle popolazioni locali che si spostano dai Comuni più interni e hanno qui le seconde case. Ecco perché non ci sono chiese, né presidi sanitari (tranne che nella stagione turistica), né scuole.

Tutti i minori che vivono in questo territorio soffrono di povertà educativa, anche a causa della mancanza di servizi come una piazza, un’area verde, un centro sportivo. Vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni con gli altri, tranne rari casi di abitazioni vicine fra loro.

A mangiare la pizza non ci andiamo. Non ci sono trasporti, ve l’abbiamo già detto. Avete visto dove abitiamo. A piedi non si arriva da nessuna parte.

Negli anni si sono attivati presso il Presidio Caritas alcuni laboratori per favorire la socializzazione tra ragazzi: il laboratorio teatrale, il supporto scolastico, il raccordo con le scuole e altri progetti che oggi Caritas porta avanti con Save the Children e l’associazione I Tetti Colorati, attraverso l’intervento Liberi dall’Invisibilità.

Di fatto, però, la fascia trasformata resta un pezzo di terra isolata, dove la violazione dei diritti dell’infanzia è sistematica e normalizzata. La fascia più penalizzata è quella 0-6 anni, perché non ci sono nidi o scuole materne, né mezzi per raggiungere quella del paese vicino. Le mamme che non lavorano tengono i bambini, quando invece lavorano entrambi i genitori tocca ai fratelli più grandi badare ai più piccoli e questo significa automaticamente l’abbandono scolastico a partire dai 12/13 anni in su.

Ho 12 anni, vado in seconda media. Ho due fratelli maschi, uno di 11 anni e uno di 15 anni. Il più grande ha lasciato la scuola, non vuole continuare. Lavora nei campi. 

Durante il Covid la scuola è stata completamente sostituita dal lavoro, ora bambini e adolescenti la mattina sono tornati in classe, ma il pomeriggio continuano ad aiutare nelle serre. È difficile quantificare le ore di lavoro che fanno ma di certo non fanno i compiti e il loro rendimento scolastico ne risente. È elevata la percentuale di coloro che vengono bocciati già alle medie e che arrivano a iscriversi alle superiori quando già hanno 16/17 anni.

Ho 15 anni e per ora vado ancora alle scuole medie, dopo se riuscirò a finirle spero di andare allo scientifico scienze applicate.

Gli psicologi, gli assistenti sociali e i mediatori culturali che abbiamo intervistato hanno posto da subito l’accento sui disagi fisici e psichici che riscontrano nei minori che vivono in fascia trasformata.

Hanno sbalzi di umore repentini dovuti a situazioni stressanti che vivono sin da quando sono nati o a causa della condizione di deprivazione in cui si trovano quotidianamente. È un fenomeno molto diffuso.

Non possono autodeterminarsi. Le scuole, per esempio, che frequentano sono spesso imposte dai genitori o obbligate perché le uniche raggiungibili. Ecco alcuni motivi per i quali molti hanno un rendimento inferiore rispetto alle loro potenzialità.

La dipendenza da cellulare raggiunge livelli allarmanti e preoccupanti. Questo può causare loro disturbi del sonno, attacchi di panico, episodi di cambio d’umore repentini, incapacità di considerarsi a livello degli altri a causa della condizione svantaggiata di partenza, stupore/destabilizzazione quando qualcuno si prende cura di loro, aggressività soprattutto dei maschi nei confronti delle ragazze, con o senza l’uso di violenza. Le giovani donne, sin da tenera età, rischiano di subire diverse forme di violenza: verbale, economica, psicologica, talvolta fisica.

È la fotografia di un’infanzia violata, in cui le bambine e le ragazze vivono in situazioni molto più svantaggiate rispetto ai maschi.

L’accesso ai servizi essenziali e il caporalato dei servizi

Quello della burocrazia, ancora più complicata per chi parla poco e male la lingua, è diventato un vero e proprio business per faccendieri che lucrano sui bisogni di queste famiglie. Si tratta di documenti gratuiti, che non necessita di alcun pagamento per essere rilasciati, purché però si conosca la lingua e il nucleo familiare sia in grado di districarsi tra le complesse procedure che mettono a dura prova tutti, italiani per primi.

Nella provincia di Latina i pediatri intervistati hanno confermato il forte miglioramento delle condizioni di vita e di salute della popolazione indiana rispetto a quando il flusso è iniziato, e questa è una notizia positiva e incoraggiante. Sono emersi però in alcuni studi pediatrici casi di bambini senza iscrizione all’assistenza sanitaria, nemmeno temporanea, che comunque bussano alla porta dei dottori e chiedono di curare lo stesso i figli.

Pediatri, medici di base e infermieri intervistati lamentano anche la difficoltà linguistica di interagire con le famiglie, tanto che molto spesso si interfacciano direttamente con i piccoli e spiegano loro le cure da seguire, come intervenire, oppure usano fratelli e sorelle maggiori per la gestione delle patologie dei più piccoli. Chiaramente un sovraccarico di responsabilità in età delicate in cui andrebbero tenuti a riparo.

Nella fascia trasformata della provincia di Ragusa, invece, il caporalato dei servizi esiste non perché la popolazione migrante non conosce l’italiano, ma perché il mondo è almeno a 12 km da dove vivano e lavorano. I passaggi costano 20-30 euro a tratta per una decina di km e chi non ha soldi rinuncia a farsi visitare o ad andare in farmacia anche se non sta bene.

Anche chi è in regola, ha un contratto d’affitto conforme e tutti i cedolini dei pagamenti mensili, si scontra comunque con il caporalato dei servizi.  Sindacati e cooperative sono oberati da richieste simili. Così un servizio che dovrebbe essere svolto in autonomia diventa fonte di attrazione per il mercato nero. E questo si verifica anche con l’iscrizione scolastica.

La comunità si è rivolta ad un loro connazionale che per ogni pratica da gestire chiede 80 euro. Il business si è intensificato dopo che dal 1° gennaio 2022 le pratiche per l’iscrizione alla mensa scolastica si possono fare solo online tramite l’app del Comune di Sabaudia e/o con SPID: Alcune famiglie sono venute da noi a lamentarsi di non avere questi soldi, di non poter pagare e il fenomeno è venuto a galla. Il Comune di Sabaudia attualmente concede 13 ore settimanali di mediazione: 6 per la scuola e 7 per i servizi sociali. Evidentemente troppo poche. (Ninfea Cooperativa Sociale, Latina)

Conclusioni e Raccomandazioni

Alla luce dei dati raccolti e dalle evidenze emerse nel Rapporto, Save the Children chiede con urgenza:

  • Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-22 con un programma specifico per la presa in carico di minori a rischio sfruttamento e minori figli di vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura, da definire in collaborazione con le parti sociali e gli Enti del Terzo Settore.
  • Ai Comuni di riconoscere il diritto soggettivo alla residenza anagrafica dei componenti dei nuclei in condizioni o a rischio sfruttamento, assicurando l’iscrizione anagrafica e istituendo, ove necessario, la residenza fittizia per i minori e le loro famiglie, presso il Comune o altro ente/associazione presente sul territorio in cui effettivamente vivono, assicurando in tal modo ai bambini e alle bambine l’accesso pieno ai diritti fondamentali alla protezione sociale, all’assistenza sanitaria, all’istruzione.
  • Al Dipartimento per le Pari Opportunità e agli enti regionali di garantire in tutto il territorio nazionale una presa in carico per i minori vittime di tratta e/o grave sfruttamento, che hanno bisogno di protezione immediata, assicurando l’accoglienza presso strutture protette specializzate in tratta e sfruttamento e a indirizzo segreto, con équipe multidisciplinari e multiculturali, specificatamente formate per l’accompagnamento e la cura di minori.

Si raccomanda inoltre:

Al Parlamento italiano:

  • di prevedere e coordinare un’indagine parlamentare nazionale, sistematica e periodica, quantitativa e qualitativa, con dati disaggregati, che metta in evidenza le reali dimensioni, anche sommerse, della tratta e di tutte le forme di sfruttamento dei minorenni, tra cui quello lavorativo.

Al Governo italiano e al Parlamento italiano:

  • di reintrodurre il permesso di soggiorno per protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero e consentire la conversione della protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Al Dipartimento delle Pari Opportunità

  • Di garantire l’immediata attuazione delle misure previste dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani 2022-2025, con particolare attenzione a quelle dedicate alle vittime minorenni e ai figli/e di donne sfruttate e vittime di tratta, in coordinamento con il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-22 e il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso 2022-2025.
  • di rafforzare la capacità degli Enti Locali, fornendo servizi di supporto e accompagnamento e adeguate risorse, per realizzare Piani operativi di prevenzione e contrasto della tratta e dello sfruttamento, con misure specifiche per minori vittime o figli di vittime o ex vittime di tratta e/o sfruttamento, per l’attuazione a livello territoriale del Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani 2022-2025.
  • di avviare azioni di capacity building e formazioni specifiche agli enti a contatto con vittime ed ex vittime di tratta e/o sfruttamento, e i loro figli, tra cui gli operatori socio-sanitari, funzionari pubblici, le Forze di polizia, operatori di enti di avviamento al lavoro e gli insegnanti, per una più efficace emersione del fenomeno, riconoscimento di particolari vulnerabilità, e una migliore gestione delle relazioni e inclusione dei minori in accoglienza e dei nuclei mamma-bambino.

Al Ministero dell’Interno

  • per i minori e donne con bambini che giungono in Italia di garantire informative sui rischi di tratta e sfruttamento e la pre-identificazione precoce nei luoghi di primo arrivo e transito alle frontiere.
  • per i minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia, di prevedere l’attivazione di un centro governativo di prima accoglienza in ogni Regione con la copertura di almeno 2mila posti e riavviare urgentemente il Tavolo tecnico sulla accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
  • di prevedere, anche attraverso un maggior utilizzo dei fondi europei, un incremento dei servizi di mediazione culturale all’interno delle Procure, Servizi Sociali, scuole e altri uffici pubblici, in forma gratuita per i beneficiari.

Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

  • di realizzare nei tempi previsti e monitorare i Piani Urbani Integrati previsti dal PNRR (M5C2 Investimento 2.2), dando priorità ai nuclei familiari con minori nell’assegnazione di abitazioni, al fine di garantire adeguati alloggi e condizioni abitative dignitose per i lavoratori e le lavoratrici del settore agricolo con figli minori, presenti nelle aree a rischio di sfruttamento, per contrastare la deprivazione abitativa e la segregazione residenziale che condizionano benessere e salute delle famiglie e dei minori.
  • attraverso il Tavolo Caporalato, di adottare nei tempi previsti le linee guida nazionali sulle soluzioni alloggiative dignitose a favore dei lavoratori occupati in agricoltura, obiettivo della linea prioritaria 5 del Piano di contrasto al caporalato.
  • di rafforzare azioni di sensibilizzazione e informazione sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, orientamento ai servizi, all’assistenza amministrativa e legale, anche per pratiche inerenti i permessi di soggiorno, a favore di adulti e minori a rischio o in condizioni di sfruttamento, con il supporto degli enti pubblici e privati in loco, le parti sociali e mediatori.
  • di attivare presso le Prefetture delle Province a più alto tasso di presenza di lavoro agricolo e a rischio sfruttamento dei Tavoli di coordinamento tra servizi ispettivi, servizi sociali e sanitari dei Comuni, Direzioni scolastiche provinciali, in collaborazione con il Terzo Settore, per rintracciare i minori a rischio sfruttamento e minori figli di vittime di sfruttamento presenti sul territorio; provvedere alla loro iscrizione sanitaria e scolastica; definire e attivare una presa in carico multidisciplinare e culture sensitive.

Al Ministero dell’Istruzione

  • di rafforzare nelle scuole i servizi di mediazione culturale e attività di accompagnamento allo studio, garantire la mensa, assicurare il tempo pieno, offrendo attività pomeridiane gratuite

Alle Regioni

  • di recepire quanto stabilito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza”, art. 63, riconoscendo l’iscrizione al SSN italiano a tutti i minori stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, assicurando in tal modo il diritto alle cure, al pediatra di libera scelta o al medico di medicina generale. Per rendere effettivo il diritto alla salute, garantire la presenza capillare nelle aree deprivate a rischio tratta e/o sfruttamento dei servizi sociosanitari, tra cui servizi di pediatria e medicina generale e preventiva (vaccinazioni, medico di base), consulenze e supporto psicosociale.

Ai Comuni

  • di garantire ai minori figli di vittime o ex vittime di tratta e/o sfruttamento sprovviste di residenza, l’inserimento in asili nido e scuole dell’infanzia, rese accessibili sul territorio tramite servizi di trasporto pubblico gratuiti, in modo che la residenza anagrafica e la segregazione abitativa non rappresentino barriere per l’inclusione sociale e la crescita.
  • di rafforzare la rete dei servizi di trasporto pubblico e trasporto scolastico, in forma gratuita per studenti e studentesse più vulnerabili, assicurandone continuità e copertura nelle aree più deprivate, e curando le infrastrutture stradali anche delle zone rurali, per contrastare il rischio di povertà educativa, dispersione scolastica, isolamento abitativo, mercificazione del trasporto, incidenti.
  • di introdurre piani di sostegno individuale che prevedano supporti materiali ed educativi per i minori e di conciliazione/autonomia per i genitori, ovvero le doti di cura quali nido e/o scuola dell’infanzia (ove non sia possibile l’accesso al servizio pubblico), materiali per la nascita e beni educativi per la prima infanzia, e le doti educative per una presa in carico personalizzata dei minori in stato di grave povertà, vittime o figli di vittime di sfruttamento o tratta, volte a garantire la frequenza scolastica e il supporto educativo, prevenendo la dispersione scolastica e l’inserimento nel mercato del lavoro prima dell’età legale consentita.

Proprietà artistica e letteraria riservata ©Save the Children

A cura di: Patrizia Luongo.

Fotografie: Wendy Elliott

Foto di copertina: Wendy Elliott, Francesca Sapio,

Pubblicato da Save the Children, Luglio 2023