La Raviplast
Dalla lavorazione della juta al “worker buyout”
Questa struttura sorge nel 1905 sul lato destro del Canale Candiano, ricoprendo la funzione di canapificio romagnolo. Già dopo i primi 15 anni di attività, l’azienda toscana della Montecatini trasforma lo stabilimento in una fabbrica di juta, destinazione d’uso che ricoprirà fino al 1970.
L’edificio è caratterizzato da motivi decorativi in laterizio lungo la parete esterna che si affaccia sulla Darsena, creando un motivo che ricorda delle piccole arcate. Nel triennio che va dal 1938 al 1940, il complesso si espande con l’annessione della villa del direttore e delle abitazioni per i dipendenti al corpo centrale della fabbrica.
A partire dal 1970, la finalità dello stabilimento cambia nuovamente, passando dalla lavorazione della juta alla produzione di PVC (polivinilcloruro) e di polietilene. Negli anni la struttura passa più volte da una proprietà all’altra. La Pansac s.a.s. di Donato Jacopone rileva il complesso nel 1972, mentre il gruppo Lori l’acquista nel 1980, diventando così la Pansac s.p.a..
In seguito alla dichiarazione di insolvenza e alla pesante crisi che rischiava di far fallire l’azienda, il 5 dicembre 2013 i suoi dipendenti decidono di assumersi il rischio d’impresa, passando così da lavoratori a imprenditori con la forma di cooperativa. In quest’occasione assume il nome attuale di Raviplast.
Questa scelta pone la Raviplast come esempio italiano del fenomeno chiamato “worker buyout”. In un’Italia dove le aziende tendono a chiudere o a delocalizzare le proprie attività, i dipendenti della Raviplast salvano la loro azienda. Attualmente la società cooperativa di proprietà di soci lavoratori è proprietaria non solamente dell’azienda ma anche dei macchinari e di tutto lo stabilimento.
La Raviplast riesce anche a ottenere la certificazione di “Plastica Seconda Vita” (Uni Plast 10667 e Uni En Iso 14021). Tale riconoscimento è un marchio europeo dedicato ai materiali e ai manufatti nella cui produzione è previsto l’utilizzo di plastica ricavata dal riciclo.
Infine, tra i molti capannoni caduti in disuso e a qualche nuovo locale rivolto alla ristorazione, la Raviplast mantiene in vita l’attività e l’anima produttiva della Darsena in un sito che vanta più di un secolo di storia.