
Tempi digitali
Tecnologia e conoscenze scientifiche hanno permesso a un terzo della popolazione mondiale di compiere notevoli progressi negli ultimi decenni. Per gli altri due terzi del mondo, invece, le condizioni di vita sono peggiorate perché non dispongono delle tecnologie o di esse hanno conosciuto solo i costi ambientali e umani. Le nuove tecnologie hanno, quindi, un impatto importante nelle nostre società, che però oscilla tra luci ed ombre. La XIV edizione dell'Atlante dell'Infanzia (a rischio) presenta una fotografia delle luci e delle ombre che i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali, tra chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle velocemente e senza ostacoli, chi su quegli ostacoli si è scontrato e chi quelle autostrade le vede solo da lontano.
La tecnologia può essere una grande opportunità di sviluppo e democrazia, a patto che sia governata e resa universale, altrimenti rischia di acuire le disuguaglianze e generare un esercito sempre più folto di “esclusi”.
Mondi digitali
C’è l’opportunità di far andare le cose nella giusta direzione, ma non sarà il mercato a risolvere il digital divide, lo deve fare la società. (…) Se riusciremo a farlo avremo società in cui i digital divide saranno moderati. Al contrario, se ce ne laviamo le mani, avremo disuguaglianze enormi non solo tra Nord e Sud, ma all’interno di una stessa città. (Luciano Floridi)
La connettività in Italia si è sviluppata in ritardo e con ampie differenze territoriali. A gennaio 2023, nella popolazione tra i 16 e i 64 anni, il 67,2% possedeva un pc, il 51% un tablet, il 22,6% una smart tv, il 4,5% un dispositivo per la realtà virtuale e il 20,5% un dispositivo per la smart home. Nelle quasi 6 ore giornaliere trascorse in media su internet, la metà del tempo ci si collega da cellulare e l’altra metà da pc e tablet.
Nel biennio 2021-2022 il 73% dei minori tra i 6 e i 17 anni si è collegato quotidianamente a Internet.
Il 65,9% di minori nella fascia 6-17 anni ha usato il cellulare tutti i giorni nel biennio 2021-2022.
Il fenomeno dello sharenting – che unisce la parola share (condividere) con quella parenting (genitorialità) – è sempre più diffuso e riguarda anche i piccolissimi. Circa l’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali è presente online prima dei 2 anni d’età, percentuale che va dal 73% dell’Europa al 92% degli Stati Uniti. Eppure, questo fenomeno espone i minori a diversi rischi, dalla violazione della privacy all’accesso illegale ai megadati dei minori, dal fenomeno della persistenza online al digital kidnapping, fino ad arrivare al rischio più grave, vale a dire lo sfruttamento sessuale.
In Francia stanno prendendo in considerazione l’idea di approvare una legge che regolamenti lo sharenting e anche negli Stati Uniti si dibatte da oltre dieci anni su questo tema.
Anche se la stessa Organizzazione Mondiale della sanità raccomanda che fino a 2 anni il tempo di esposizione agli schermi sia pari a zero, sono tanti i bambini, anche piccolissimi che trascorrono tempo avanti ad uno schermo, il 22,1% dei bambini nella fascia tra 2 e 5 mesi.
I sistemi digitali possono avere un effetto negativo sull’apprendimento, sullo sviluppo, sul sonno, sulla vista e sull’apparato muscolo-scheletrico, oltre a poter determinare fenomeni di vera e propria dipendenza.
Bisogna stare attenti a condannare le singole tecnologie, la stessa tecnologia usata su un bambino, un minore disabile, su un anziano o su un adulto ha impatti diversi (Marianna Ganapini)
L’esposizione elevata ai media digitali sui minorenni può causare un deficit dell’attenzione, e un uso intensivo dei media digitali è stato correlato anche con una riduzione della memoria a breve termine. Allo stesso tempo, alcuni studi mostrano che app, videogame e altri strumenti online possono migliorare alcune prestazioni celebrali, le abilità spaziali e il problem solving.
Le tecnologie digitali non hanno solo effetti negativi ma possono rappresentare un’opportunità per lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, a patto che l’uso sia adattato all’età dei bambini, avvenga con la supervisione di un adulto e che i contenuti siano scelti con attenzione rispettando i tempi massimi di esposizione, soprattutto nei bambini più piccoli. (Annamaria Staiano)
I dati e le predizioni che attraverso essi sono fatte dagli algoritmi oggi sono costantemente nella vita di tutti noi, ma possono avere effetti discriminatori sui bambini e poi futuri adulti, nel loro accesso all’istruzione, alle opportunità di lavoro o all’ottenimento di un credito perché algoritmi e Intelligenza Artificiale possono amplificare i bias umani.
Schermi connessi
I giovani e giovanissimi di oggi ricorrono massicciamente al digitale, attraverso l’uso dei social media e la creazione di comunità in rete e questo può diventare un elemento di apertura al mondo ma può anche creare ansia. Sono molti anche i ragazzi e le ragazze che usano Internet per scaricare giochi o videogiocare: l’82,4% degli 11-17enni maschi e il 68,7% delle femmine nella stessa fascia d’età. È difficile stabilire a priori quali siano i rischi e i benefici di queste esperienze, anche perché in alcuni casi il gaming diventa strumento di sensibilizzazione. Lo stesso vale per i social che, sono stati molto importanti per fenomeni come la Primavera Araba, o movimenti come Occupy Wall Street, Fridays for Future e Black Lives Matter.
La tecnologia, e specialmente i social media, hanno reso l’attivismo più forte grazie alla loro capacità di diffondere conoscenza e informazioni. L’attivismo di oggi è diverso da quello degli anni ’70 e ’80 perché è diventato più facile collaborare attraverso le piattaforme e su tempi ampi di interesse comune. (Brighton Kaoma)
Gaming e utilizzo dei social media possono però anche avere effetti negativi sul benessere dei minori e degli adolescenti, tanto che oggi si parla di “dipendenza da internet” come un termine ombrello all’interno del quale vengono fatti ricadere atteggiamenti problematici nei confronti di tutta una serie di comportamenti online, dalla dipendenza da videogiochi allo shopping compulsivo, dal sovraccarico informativo a un rapporto malsano con le relazioni virtuali.
Secondo un recente studio internazionale condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, il 13,5% dei ragazzi e delle ragazze di 11, 13 e 15 anni fa un uso problematico dei social media…
… e una ragazza su due e un ragazzo su tre dichiara di aver fallito nel tentativo di passare meno tempo online.
Un adolescente su 4 (24%) fa un uso problematico dei videogiochi, con valori più elevati tra gli 11enni (19,8% tra le femmine e 30,9% tra i maschi).
Per rispondere a queste nuove problematiche, i servizi sul territorio hanno iniziato ad attrezzarsi offrendo assistenza ai minori che soffrono di dipendenze da Internet.
Un altro rischio connesso alla rete è quello del cyberbullismo, che nel 2022 ha colpito il 15% degli adolescenti. A 11 anni subisce atti di cyberbullismo il 21,1% del campione femminile contro il 17,2% dei maschi. Due anni dopo la differenza aumenta, con il 18,4% delle 13enni vittime di cyberbullismo contro il 12,9% dei 13enni.
Gli studi internazionali ci dicono che una risposta solo repressiva, securitaria, non è efficace, anzi tende a creare più problemi. (…) E’ necessario un approccio che metta assieme pedagogia e psicologia, servono esperti e competenze e un ambiente scolastico che crea meno stress, sensazione che vive gran parte degli studenti in Italia (Alberto Borraccino)
Saperi Onlife
Per essere davvero partecipi nel mondo digitale non basta saper usare gli strumenti ma è importante capire criticamente come funzionano e cosa comunicano. Le digital skill cambiano continuamente con l’evolvere della tecnologia e molti studi indicano una correlazione con il livello di istruzione generale e la conoscenza approfondita della propria lingua. In Italia, nella popolazione tra i 16 e i 74 anni, solo il 45,7% aveva competenze digitali almeno di base in tutti i domini nel 2021, e due giovani su 5 nella fascia 16-19 anni hanno scarse o nessuna competenza digitale, contro una media europea di meno di un giovane su tre.
In questo contesto gli insegnanti, e la loro formazione sull’uso dei nuovi strumenti e nuovi linguaggi per una didattica innovativa, sono fondamentali. Ma la formazione deve essere continua e adeguata, accompagnata da spirito collaborativo, impegno nel progettare e co-progettare e nel trovare una strada che ascolti i bisogni e le idee dei ragazzi.
Ora che virtuale e reale interagiscono naturalmente nella quotidianità di alunni e insegnanti, la scuola dovrebbe facilitare l’integrazione degli alfabeti e dei linguaggi del digitale con quelli più tradizionali, stimolando la creatività. (Mauro Cristoforetti)
Le tecnologie assistive oggi disponibili sono in grado di restituire autonomia alle persone e restituire capacità di comunicare e agire e interagire con gli altri. Soprattutto nella scuola, questi strumenti sono fondamentali per favorire l’inclusione dei minori con disabilità, che rappresentano circa il 5% degli alunni sia nelle scuole primarie che in quelle secondarie di primo grado.
Non solo scarse competenze digitali, ma anche uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, dispersione implicita e mancata partecipazione tanto ai percorsi formativi quanto al lavoro. Sono tutte problematiche che interessano i giovani in Italia.
Nel 2022, l’11,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha interrotto il proprio percorso formativo alla scuola secondaria di I grado, l’8,7% dei giovani diplomati, pur avendo completato il proprio percorso di studi aveva competenze di base inferiori a quelle che ci si aspetta dopo 13 anni di scuola e uno su cinque, nella fascia tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora.
Cyberculture
Se in Italia, nel 2022, un minore su quattro nella fascia tra i 6 e i 17 anni ha letto almeno 12 libri in un anno, circa uno su due non ha abitudine alla lettura nel tempo libero. Nello stesso anno, solo un minore su 5, nella fascia tra i 3 e i 17 anni è andato almeno una volta in biblioteca, un valore inferiore di circa 15 punti percentuali rispetto al 2019. Certo, sono diversi i fattori che incidono su questo dato e sulle sue differenze territoriali, ma sicuramente pesa anche la scarsa presenza di biblioteche non scolastiche nelle regioni del Mezzogiorno.
È ritornata quasi ai livelli pre-pandemia, invece, la percentuale di ragazzi che pratica sport in modo continuativo, ma rimangono le differenze tra maschi (55,4%) e femmine (45,3%), tra aree geografiche e tra minori che vivono in famiglie che differiscono per le condizioni economiche.
Conclusioni
L’ambiente digitale ha ormai acquistato una grande importanza anche nella vita dei minori, e come tutti i cambiamenti apre a nuove opportunità ma pone anche dei rischi. Per evitare che i primi prendano il sopravvento e per superare tutti i dubbi aperti dalle nuove sfide, conviene partire da alcuni punti fermi, vale a dire la consapevolezza che la rete non è stata pensata e progettata per i minori, che esistono forti disuguaglianze nell’accesso alla dimensione digitale e che, di fronte alle trasformazioni epocali che stiamo attraversando, è fondamentale una forte responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori.
Per questo, è necessario:
- Un deciso impegno da parte delle aziende e una politica pubblica, nazionale ed europea, che metta la sicurezza in rete di bambine, bambini e adolescenti tra gli obiettivi prioritari, anche in termini di regole e sanzioni.
- Costruire programmi strutturati e organici di formazione dei docenti, riqualificare gli spazi di apprendimento innestando all’interno dei percorsi didattici le risorse dell’Intelligenza Artificiale, promuovere lo sviluppo del pensiero critico e il pieno coinvolgimento degli studenti in questi processi di trasformazione.
- Accompagnare bambine, bambini e adolescenti, come genitori, educatori o insegnanti, nell’utilizzo del digitale per essere nel mondo, in modo critico e consapevole, non per sfuggirlo