In rotta verso l'Antartide

I nostri sponsor

Navighiamo sulla nave rompighiaccio Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste. Accompagniamo la 38a campagna oceanografica del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, gestito dall’ENEA e dal CNR. A bordo ci sono una trentina di scienziati e tecnici che utilizzano diverse strumentazioni per carpire i segreti che si nascondono nelle acque antartiche e esaminare le fragilità dell’ambiente locale: i ghiacci, le specie ittiche, le alterazioni dell’atmosfera. In particolare, si tenta di capire in che modo il riscaldamento globale altera i ghiacci che attraversiamo durante la nostra rotta e in che misura queste alterazioni contribuiscono a modificare l’equilibrio climatico e le condizioni di vita su scala planetaria. Dopo una traversata di oltre 3000 Km dal porto di Lyttelton in Nuova Zelanda fino alla costa del continente ghiacciato, abbiamo raggiunto la stazione italiana in Antartide Mario Zucchelli. La nostra odissea tra gli iceberg continua nel Mare di Ross, dove seguiremo le attività di ricerca fino alla prima settimana di febbraio, quando verremo riportati in aereo in Nuova Zelanda. Ma la spedizione continuerà (senza di noi) fino al 6 marzo. Continueremo a seguirla restando in contatto con gli esperti a bordo.

Sulla Laura Bassi

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LA ROTTA DELLA NAVE

IN TEMPO REALE

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GRAZIE AI NOSTRI SPONSOR TECNICI

Ringraziamo  Avventure nel mondo  che ha organizzato la logistica del nostro viaggio in aereo fino in Nuova Zelanda, da dove poi ci siamo imbarcati per l’Antartide,  Telespazio  per aver fornito un telefono satellitare con cui abbiamo mantenuto le comunicazioni con le diverse testate quando l’antenna della nave era instabile, nonché  Canon  e  Huawei  per averci fornito apparecchiatura fotografica e uno smartphone avanzato coi quali abbiamo realizzato foto e video per documentare il nostro viaggio.

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L'imbarco e la partenza da Christchurch

Il 3 gennaio scienziati e tecnici si sono imbarcati sulla nave Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste, e fino al 5 si sono svolte le operazioni di carico carburante e vettovaglie. La nave è lunga 80 metri, dispone di 85 posti letto e 54 in mensa.

Il viaggio della Laura Bassi è iniziato lo scorso 17 novembre quando ha lasciato Trieste per raggiungere il porto di Ravenna e da qui, dopo aver caricato personale e materiali, ha intrapreso una navigazione di circa 40 giorni. A fine dicembre è approdata a Lyttelton per le attività di carico di materiale e carburante e per imbarcare il personale scientifico, in parte destinato alla Base italiana in Antartide Mario Zucchelli (MZS):18 containers, circa 300 mc di carburante (ISO Tanks e Bulk), un mezzo antincendio dei vigili del fuoco, 34 tecnici e ricercatori del PNRA oltre a 24 membri dell’equipaggio della nave.

Quest’anno le attività a bordo  si svolgeranno nell’arco di due mesi, nel corso dei quali saranno realizzate due diverse campagne oceanografiche. Durante le due tratte nel Mare di Ross, 28 tra ricercatrici e ricercatori si alterneranno per portare avanti le attività di ricerca previste nell’ambito di 8 progetti finanziati dal PNRA, oltre alle attività in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina Militare.

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I primi iceberg

Il 6 gennaio la nave è salpata e ha navigato per una settimana in mare aperto per 3300 Km, incontrando diversi iceberg.

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Scandagliando il fondale

Il 7 gennaio la squadra dell’OGS ha iniziato il progetto, ISOBATA, in partnership con l’Università Milano Bicocca e IGAG CNR, che consiste nella ricostruzione dei fondali marini attraverso l’acquisizione di dati morfobatimetrici lungo la rotta della Laura Bassi in acque antartiche, rilevando la presenza di catene montuose, vulcani e canyon. La profondità dei fondali scandagliati è variata tra i 300 e i 5500 metri. Il progetto partecipa allo sforzo internazionale volto ad ottenere la mappatura dei fondali dell'Oceano Meridionale (progetti IBCSO e  Seabed2030,  https://seabed2030.org/mapping-progress ). Si stima che solo il 27% dei fondali marini sia stato mappato, gran parte dei rimanenti fondali risultano ancora non esplorati. Coinvolgendo nelle acquisizioni tutte le navi oceanografiche operanti in Antartide si spera di raggiungere l'obiettivo entro il 2030.

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Attraverso i primi ghiacci

L’11 gennaio, dopo aver oltrepassato il Circolo polare antartico, al 66mo parallelo sud, abbiamo incontrato la prima distesa di ghiaccio marino in una zona che era totalmente sgombra l’anno scorso.

Nelle foto: Daniela Accettella, responsabile del progetto di morfobatimetria ISOBATA, Luca Gasperini, responsabile del progetto di geologia marina DISGELI, Tommaso Tesi, responsabile del progetto GRETA, Pasquale Castagno coordinatore dei diversi progetti e responsabile di MORSea, insieme al suo collaboratore dell'Università Parthenope di Napoli Arturo De Alteris e infine Paolo Mansutti, tecnico OGS.

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Monumenti di ghiaccio

Esistono ghiacciai enormi in Antartide, alcuni sono grandi quanto un paese; in loro è racchiusa la storia di secoli e da loro dipende molto del surriscaldamento globale.

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La Rosetta, il «termometro» delle acque antartiche

Il 12, dopo che la nave è entrata nel Mare di Ross (porzione dell’Oceano polare antartico), gli scienziati hanno calato in acqua una struttura multi-funzionale a forma tentacolare, detta Rosetta, che include campionatori d’acqua e uno strumento chiamato CTD che misura temperatura e salinità dell’acqua, in tempo reale, dalla superficie al fondo.

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Recupero della prima «sentinella dei mari»

Sempre il 12 gennaio vi è inoltre stato il recupero del primo «mooring», una cordata di strumenti attaccati ad un’unica cima che misurano, a diverse profondità, salinità e temperatura del mare e la velocità delle correnti, tre fattori da cui dipende la formazione di acque dense nel Mare di Ross. Queste masse d’acqua, appesantite dall’elevata concentrazione di sale, sprofondano e mettono in moto la circolazione oceanica planetaria dalla quale dipende la redistribuzione del calore sulla superficie del globo terrestre e l’equilibrio climatico che permette la vita sulla Terra come noi la conosciamo. Il mooring viene recuperato sempre dopo le misurazioni effettuate col CTD attaccato alla Rosetta, che offrono una base di riferimento per calibrare quelle condotte coi mooring.

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A bordo della Laura Bassi

Scopriamo i paesaggi, le attività di ricerca e la vita quotidiana durante la navigazione in Antartide.

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I ricercatori «leggono» i dati dal mare

Il 12 e il 14 gennaio, appena recuperati i primi due mooring, i ricercatori staccano i vari strumenti dalla cima, li collegano ai computer di bordo e acquisiscono i dati delle misurazioni effettuate durante i due anni precedenti, durante i quali i mooring sono rimasti in acqua. I dati, opportunamente elaborati al rientro in Italia, serviranno a determinare le tendenze sul lungo periodo per verificare se la formazione delle acque dense e quindi il motore della circolazione oceanica continuano a funzionare correttamente. Una volta trasferiti i dati sui computer, gli apparecchi vengono rimontati sulla cima, il mooring viene ricomposto e quindi calato nuovamente in mare per proseguire le misurazioni nei due anni successivi.

In queste foto: Alessandro Bubbi, tecnico OGS, Arturo De Alteris tecnico dell'Università Pathenope di Napoli e Paolo Mansutti, tecnico OGS.

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La macchina del tempo dei sedimenti

Il 13 gennaio è stato calato un campionatore di sedimenti che verranno analizzati nei laboratori italiani, alla fine della campagna oceanografica, per determinare l’estensione del ghiaccio marino in epoche passate. Lo strumento impiegato e un carotiere a raggiera con dei tubi che prelevano blocchi cilindrici di sedimenti dai fondali, all’interno dai quali sono immagazzinate informazioni che danno un’indicazione dell’estensione del ghiaccio marino nelle epoche precedenti. Ogni sedimento e un archivio che contiene marcatori biologici, in particolare alghe che vivono aggrappate sotto la superficie del ghiaccio, analizzando quindi le tracce delle alghe nei sedimenti ci e’ possibile ricostruire l’antica copertura di ghiaccio in una determinata area.

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Avvistiamo per la prima volta i pinguini

Il 14 gennaio appaiono le prime foche adagiate sui ghiacci e a seguire i pinguini che ci accompagneranno per tutti i giorni successivi. Le specie di foche più diffuse in Antartide sono quelle di Weddel o Crab eater e quelle Leopard, mentre i pinguini si dintinguono in Adelia, Imperatore e Reale.

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L'arrivo in Antartide

Il 17 la nave Laura Bassi si è ormeggiata davanti alla stazione italiana in Antartide Mario Zucchelli per effettuare le operazioni di scarico di carburante e altri materiali necessari al personale della base. Ne abbiamo approfittato per sbarcare, pranzare all'osteria italiana più a sud del mondo e fare foto a foche e pinguini nella baia di Tethys.

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Battiamo il record mondiale

31 gennaio

Arriviamo nel punto più a sud raggiungibile via mare, la latitudine di 78 gradi sud. Mai nessuna nave era arrivata così a meridione.