
Servizi educativi per la prima infanzia
Negli ultimi anni si è affermata sempre più la rilevanza dei servizi educativi e di cura per la prima infanzia (Early Childhood Education and Care, ECEC) non solo e non tanto come strumento di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e come politica per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ma come mezzo per interrompere la trasmissione intergenerazionale degli svantaggi e per contrastare la povertà educativa. Questo passaggio, avvenuto grazie ai risultati delle ricerche in ambito economico, neuroscientifico e dello sviluppo psicologico, col tempo è stato riconosciuto anche da documenti normativi internazionali e nazionali.
L’importanza degli investimenti per la prima infanzia
Frequentare i servizi educativi e di cura per la prima infanzia è fondamentale per favorire lo sviluppo di competenze cognitive e non cognitive: ogni aspetto delle prime fasi dello sviluppo, dall’evoluzione delle connessioni neuronali alla capacità dei bambini di provare empatia, è influenzato dall’ambiente e dalle esperienze fatte in modo cumulativo, inizia nel periodo prenatale e prosegue nei primi anni di vita. Sotto il profilo economico, invece, il premio Nobel Heckman ha mostrato come gli investimenti sulla prima infanzia abbiano un rendimento economico maggiore rispetto a quelli concentrati sulle fasi di crescita successive.
Stime condotte negli Stati Uniti mostrano che 1 US$ investito in servizi educativi per la prima infanzia ha un rendimento pari a 7 US$
I risultati di indagini internazionali come PISA e PIRLS mostrano che i bambini e i ragazzi che hanno usufruito dei servizi per la prima infanzia ottengono risultati migliori in matematica e lettura e, ricerche internazionali, mostrano l’impatto positivo dei servizi ECEC sulla spesa futura in welfare, giustizia e istruzione.
I dati dell’indagine PISA 2018 mostrano come variano i punteggi medi in lettura e matematica al variare del numero di anni di ECEC frequentati. Come già mostrato a livello internazionale, la relazione tra le due variabili non è lineare, cioè l’impatto della frequenza di ECEC aumenta fino al quarto anno di frequenza e poi inizia a ridursi.
Con “ Il miglior inizio ”, Save the Children, in collaborazione con il Centro per la Salute del Bambino, ha realizzato nel 2019 un primo studio pilota in Italia di carattere esplorativo svolto direttamente con i bambini tra i 3 anni e mezzo e i 4 anni e mezzo, attraverso lo strumento di indagine IDELA. L’obiettivo era quello di analizzare l’insorgere e il cristallizzarsi delle disuguaglianze tra i bambini prima dell’entrata nella scuola dell’infanzia, ed il potenziale effetto della frequenza al nido.
Sui servizi educativi per la prima infanzia è recentemente intervenuto anche il Consiglio dell'Unione Europea che, con la Raccomandazione 14785/22 torna sul tema, non solo rivedendo i target fissati a Barcellona nel 2002, ma anche riferendosi più ampiamente all’impatto positivo dei servizi ECEC sul benessere dei minori e al gran numero di altre iniziative europee che, negli anni, hanno sottolineato la rilevanza di tali servizi.
Anche la Corte dei Conti italiana, nell’Ordinanza 20/2022, riconosce gli effetti indiretti positivi dei nidi laddove sottolinea che l’adozione delle raccomandazioni oggetto dell’ordinanza permetterebbero di raggiungere non solo l’aumento dell’offerta di posti nei nidi, fissata come target, ma “anche gli altri obiettivi in termini di esternalità positive rappresentati dai migliori risultati scolastici per i bambini che frequentano l’istruzione pre-scolastica, come dimostrato dalla letteratura scientifica”.
L'Italia nel confronto internazionale
Nella maggior parte dei paesi OCSE la spesa dedicata ai servizi educativi per l’infanzia non supera l’1% del PIL e la maggior parte è destinata ai servizi educativi per la fascia 3-5 e il nostro Paese non fa eccezione. Non c’è da meravigliarsi quindi se l'Italia ha raggiunto e superato il target europeo per quanto riguarda la percentuale di bambini e bambine nella fascia 3-5 che frequenta i servizi educativi mentre così non è per quanto riguarda i minori nella fascia 0-2.
Sempre a livello OCSE, poi, i servizi per la prima infanzia sono frequentati soprattutto da bambini e bambine che vivono in famiglie con redditi più alti, mentre sono proprio quei minori che provengono da contesti svantaggiati che beneficerebbero maggiormente dalla frequentazione di tali servizi.
Cosa accade nei territori?
L’Italia è un paese segnato da profonde disuguaglianze, ormai non più solo tra Nord e Sud, ma anche tra aree centrali e periferiche, tra aree urbane ed aree interne, e l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia non fa eccezione.
Con la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da raggiungere gradualmente entro il 2027 si è fatto un passo avanti verso una riduzione delle disuguaglianze nell’accesso ai nidi, ma ancora molto resta da fare per raggiungere i nuovi obiettivi fissati a livello europeo.
Nel 2022 è stato definito un Livello Essenziale delle Prestazioni (LEP) in base a cui almeno 33 bambini di 0-2 anni su 100 dovranno frequentare un asilo nido o un servizio integrativo pubblico o privato in ciascun Comune o ambito territoriale.
L’intervento sui nidi nel PNRR
Il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi di euro per il piano asili nido e scuole dell’infanzia. Di questi, 3 miliardi vengono assegnati attraverso nuovi bandi, con la maggior parte delle risorse (2,4 miliardi) destinata ai nidi. Dei restanti 1,6 miliardi, 700 milioni sono destinati a finanziare progetti già in essere e 900 milioni alle spese di gestione.
Al momento, i Comuni che offrono nidi o servizi per la prima infanzia rappresentano il 59,3% del totale, ma con una forte variabilità regionale. Si tratta quindi di un investimento significativo, potenzialmente in grado di consentire al nostro Paese di incrementare notevolmente l’offerta di servizi per la prima infanzia e raggiungere i target fissati a livello europeo.
Tuttavia, l’iter di assegnazione di tali risorse è stato tutt’altro che lineare. In un primo momento, la maggior parte delle domande di partecipazione ai bandi per i nidi sono arrivate da quei Comuni che già garantiscono livelli di offerta più elevati, tanto che sono stati riaperti e allungati i termini per la presentazione delle domande ed è stata costituita una task force a supporto dei Comuni nella presentazione delle domande.
Ad oggi sono stati pubblicati due aggiornamenti delle graduatorie dei nidi e, per quanto riguarda i nuovi progetti, come osserva la Corte dei Conti, l’elevato numero di progetti ammessi con riserva ““rischia di pregiudicare ulteriormente le successive fasi di progettazione e aggiudicazione dei lavori”. Inoltre, rileva sempre la Corte, “non si conosce il dato dei nuovi posti nella fascia 0-3 anni cui contribuiranno i poli funzionali i cui interventi sono stati finanziati con le risorse degli asili nido”.
Secondo la Corte dei Conti, l’elevato numero di progetti ammessi con riserva “rischia di pregiudicare ulteriormente le successive fasi di progettazione e aggiudicazione dei lavori”
Una sostanziale riduzione del numero dei progetti ammessi con riserva c’è stata a dicembre 2022. Se con il DDG dell’8 settembre 2022 i progetti ammessi con riserva erano 1.148, con l’aggiornamento di dicembre il numero è sceso a 294, mentre sono 93 i progetti non finanziati e 1.526 quelli ammessi (si va dai 210 della Campania o i 157 della Lombardia ai 21 dell’Umbria).
È importante sottolineare che, pur essendo stato pubblicato lo scioglimento delle riserve, ulteriori verifiche potranno essere svolte nelle settimane precedenti la sottoscrizione degli accordi di concessione con gli enti locali e, quindi, alcune cose potrebbero ancora cambiare. Qualora la situazione rimanesse invariata, il finanziamento complessivo per i nuovi progetti ammessi ammonterebbe a 1.773.990.513 euro, la maggior parte dei quali andrebbe alle regioni Campania, Puglia e Lombardia.
Importi assegnati per i progetti presentati nell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – Investimento 1.1 “Piano asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” - DDG 110-2022
Nota: Elaborazione Save the Children sulla base dello scioglimento delle riserve in merito al DDG 110-2022. Nella voce “Nidi e prima infanzia sono inclusi i progetti relativi alle graduatorie degli Allegati 1, 2 e 4 (Asili Nido, Poli infanzia e le graduatorie a seguito della nuova riapertura dei termini per i comuni delle regioni del Mezzogiorno con priorità per Basilicata, Molise e Sicilia), nella voce Scuole infanzia e poli infanzia sono inclusi i progetti relativi alle graduatorie dell’Allegato 3 (Graduatorie Scuole infanzia e Poli infanzia). Il totale include sia i progetti ammessi che quelli ammessi con riserva.
Raccomandazioni
È fondamentale sostenere la domanda di partecipazione ai nidi nei territori o tra i gruppi sociali dove minore è la predisposizione alla frequenza di programmi educativi nei primi anni di vita. A tal fine è necessario creare un coordinamento tra i servizi socio-sanitari, pediatrici ed educativi per la prima infanzia.
Inoltre, l’investimento per l’espansione dell’offerta di asili nido, deve essere accompagnato anche dallo
stanziamento di risorse volte ad aumentare in ciascuna regione la capacità delle Università di accogliere un numero crescente di iscritti ai corsi di laurea abilitanti alla professione di educatore nei servizi educativi per la prima infanzia, secondo il DDL 2443 del 2017.