Il Nuovo Porto e gli anni '70
Gli Anni Settanta nel panorama portuale della Darsena
Grazie al miracolo economico degli anni Sessanta, Ravenna vive l’innalzamento del benessere medio e l’industrializzazione della provincia.
L’importanza del porto cresce durante gli anni Sessant a. I trasporti merci a inizio anni Settanta aumentano notevolmente anche grazie all'inaugurazione della diramazione della A14 che collega Ravenna al resto della rete autostradale.
Si tratta di un primo importante investimento che consente al porto di essere meglio collegato con le zone dell’entroterra padano.
I porti, infatti, passano da essere aree per la trasformazione, conservazione, imballaggio delle merci, a luoghi dove partono le merci.
Lo Stato italiano pone Ravenna come uno scalo di «interesse nazionale». Lo scalo assume un orientamento commerciale grazie alle merci che passano dal porto ravennate. Tra il 1972 e il 1973, molti imprenditori mostrano un nuovo interesse per le iniziative commerciali.
In questo periodo si comprende come la stazza delle navi sia cambiata ulteriormente. Il progetto Greco non è più adatto per le nuove esigenze e per i nuovi tonnellaggi. Il progetto della Sapir prevede fondali più profondi e terreni di servizio nelle vicinanze, senza necessità di espropri.
Planimetria generale del Progetto Greco originario
Nella seconda metà degli anni Settanta, il porto di Ravenna si consolida in una posizione di vertice rispetto agli altri scali italiani. Lo scalo romagnolo diventa il settimo porto su scala nazionale in termini di volumi globali di traffico.
Si colloca al terzo posto per la movimentazione di merci non petrolifere. Diventa anche il primo scalo dell’Adriatico per movimentazione dei container.
Lo sviluppo intrapreso dal porto pone come priorità l’inquadramento dello scalo all'interno del sistema nazionale portuale dell’Alto Adriatico e il collocamento dentro il sistema regionale.
Il fervore di questi anni genera una forte ricerca tecnologica per venire incontro alle nuove esigenze. L’ingegneria navale continua a specializzarsi nella realizzazione di navi sempre meglio attrezzate e al passo coi tempi.
La Ravenna degli anni Settanta ha un porto giovane che le permette di avere una struttura elastica e flessibile ai cambiamenti, rendendolo uno scalo facilmente adeguabile al nuovo mercato.
Questa fase di sviluppo portuale si oppone però a un lento processo di industrializzazione dell’area ravennate, in forte contrasto con le previsioni degli anni Cinquanta.
Si deve ricordare come il settore manifatturiero si fa scavalcare dal settore terziario che sta conquistando un ruolo centrale non prevedibile all'inizio del Novecento.
Anche la realizzazione del terminal finanziato dalla Regione Emilia-Romagna porta a ridefinire il porto in senso commerciale.