
Ravenna e il mare
Il rapporto tra Ravenna e il mare ha un'origine millenaria. La presenza di corsi d'acqua ha fatto sì che il territorio fosse sito ottimale per la costruzione di un porto. Così fece l’imperatore Augusto, che approfittando di questa opportunità, stanziò a Classe la flotta militare dell'Impero.
Mappa che rappresenta l'antica linea di costa
A causa delle condizioni idrografiche dell'area ravennate, il porto romano andò̀ incontro ad un progressivo interramento causato dalle particolari condizioni territoriali ed idrografiche dell'area ravennate.
Nel VIII secolo, a seguito dell'interramento del porto di Classe, sorsero almeno cinque diversi porti nell'area ravennate: il Porto del Primaro, il Porto del Cortellazzo, Porto Leone, Porto Lacherno e il Porto Candiano, sorto poco più a sud del vecchio porto di Classe.
Nel XIII secolo, con il progressivo allontanamento della linea di costa, dei cinque porti menzionati, solo quello Candiano resiste, almeno fino al XV secolo.
Il portus Candiani fu potenziato nel Quattrocento durante la dominazione veneziana;
A causa dei lavori idraulici, effettuati tra il 1732 e il 1733, che portarono alla deviazione del corso dei fiumi Ronco e Montone, si aprì il problema di ricavare un’idrovia alternativa che collegasse la città al mare.
Nel 1737 iniziarono i lavori per il nuovo canale Corsini, chiamato così in onore al papa regnante Clemente XII Corsini, che i ravennati preferirono da allora chiamare Candiano, trasferendo al nuovo porto il nome del vecchio.
A partire da quel momento iniziò a registrarsi un deciso impegno a riscoprire le potenzialità del rapporto della città con il mare.
Anche tra la cultura popolare iniziò un processo di riscoperta del mare: divenne sempre più diffusa l’abitudine di recarsi nei giorni di festa a Porto Corsini, per pranzare in una delle tante trattorie o per fare i primi bagni in mare negli stabilimenti balneari.
Il salto di qualità nel rapporto tra Ravenna e il mare avvenne però nel secondo dopoguerra, quando un ristretto numero di persone comprese la possibilità di legare lo sviluppo del porto all’industrializzazione. Protagonisti di questa fase furono Luciano Cavalcoli, Benigno Zaccagnini (ai quali furono dedicate le due dighe del porto di Ravenna) ed Enrico Mattei.
Cavalcoli e Zaccagnini compresero l’importanza della scoperta di grossi giacimenti di metano, al largo della costa ravennate: grazie a questi ultimi sarebbe stato infatti possibile convincere l’ENI di Enrico Mattei a investire nella realizzazione di una grande impianto industriale.
Il mare tornava ora ad avere un ruolo cruciale per la collettività ravennate.
Grazie al mare, la città di Ravenna e il suo porto tornarono ad avere un'importanza che mancava da tanto tempo.